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Mario Rigoni Stern | |
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Mario Rigoni Stern sull'Ortigara durante la cerimonia svolta alla colonna Mozza nei giorni dell'adunata nazionale degli alpini di Asiago del 2006. | |
Nascita | Asiago, 1º novembre 1921 |
Morte | Asiago, 16 giugno 2008 |
Luogo di sepoltura | Asiago |
Dati militari | |
Paese servito | Regno d'Italia |
Forza armata | Regio Esercito |
Arma | Fanteria |
Corpo | Alpini |
Reparto | Divisione Alpina "Tridentina" |
Anni di servizio | 1938 - 1943 |
Grado | Sergente maggiore |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Campagne | Campagna italiana di Grecia Campagna di Francia Campagna dei Balcani Campagna di Russia |
Battaglie | Battaglia di Nikolaevka |
Decorazioni | MAVM CMG G 40-43 |
Studi militari | Scuola centrale militare di alpinismo |
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Mario Rigoni Stern, nato Mario Rigoni (Asiago, 1º novembre 1921 – Asiago, 16 giugno 2008), è stato un militare e scrittore italiano.
Il suo romanzo più noto è Il sergente nella neve (1953), un'autobiografia della ritirata di Russia. Legatissimo alla sua terra, l'altopiano di Asiago, dalla quale si allontanò solamente durante il periodo in cui servì come militare durante la seconda guerra mondiale, era discendente dell'ultimo cancelliere della federazione dei Sette Comuni. Primo Levi lo definì «uno dei più grandi scrittori italiani».
Mario Rigoni nacque ad Asiago, sull'altopiano dei Sette Comuni, il 1º novembre 1921, da Giovanni Battista Rigoni e Annetta Vescovi, terzo di sette fratelli e una sorella, e trascorse l'infanzia tra i pastori e la gente di montagna dell'altopiano. La famiglia Rigoni, soprannominata "Stern", termine che in seguito diventò un secondo cognome, commerciava con la pianura in prodotti delle malghe alpine, pezze di lino, lana e manufatti in legno della comunità dell'Altipiano. Studiò fino alla terza avviamento professionale per poi lavorare presso la bottega di famiglia.
Nel 1938 si arruolò volontario alla scuola centrale militare di alpinismo (ora centro addestramento alpino) di Aosta dove ebbe come istruttori il maestro di sci Gigi Panei, la guida alpina Renato Chabod e l'alpinista Giacomo Chiara. In seguito combatté come alpino nella divisione Tridentina, nel battaglione "Vestone", al confine con la Francia al tempo dell'entrata in guerra dell'Italia nel 1940 al fianco della Germania, poi nell'ottobre dello stesso anno sul fronte greco-albanese, infine in Russia, una prima volta nel gennaio del 1942, una seconda nel luglio dello stesso anno, salutando ancora nel maggio l'aggressione militare con le parole: «Non vi è stata una guerra più giusta di questa contro la Russia sovietica: sì, questa guerra che facciamo è come una crociata santa e sono contento di parteciparvi, anzi fortunato».
Gli indottrinamenti del regime fascista e le illusioni giovanili di Rigoni cadranno durante la disfatta e la ritirata degli alpini dalla Russia. Gli alpini erano rimasti abbandonati nella "sacca" sul fiume Don, privi di copertura aerea, di istruzioni e di comandanti, soggetti ai ripetuti attacchi dell'esercito sovietico. Il sergente Rigoni si sentì responsabile per i suoi uomini e si impegnò al massimo per riuscire a ripiegare con ordine e ricondurli in patria. Al rientro in Italia scoprì con rammarico che nessun giornale aveva parlato né dell'accaduto, né degli scontri e dei morti, anzi i reduci vennero quasi nascosti, per evitare che si sapesse della disastrosa campagna.
Fatto prigioniero dai tedeschi dopo la firma dell'armistizio di Cassibile (3 settembre 1943), rifiutò di aderire alla Repubblica sociale di Mussolini e fu deportato come IMI in un campo di concentramento a Hohenstein (oggi Olsztynek), in Prussia orientale. Durante la prigionia tenne un diario dove annotò le sue esperienze in guerra. Dopo la liberazione del campo durante l'avanzata dell'Armata Rossa verso il cuore della Germania, rientrò a casa a piedi attraversando le Alpi, dopo due anni di prigionia, il 5 maggio 1945.
Rigoni Mario di Giovanni Battista e di Vescovi Anna, da Asiago (Vicenza), classe 1921, sergente, 6º alpini, battaglione «Vestone».
Sottoufficiale di alti sentimenti, volontario, ardito, sprezzante del pericolo, durante l’attacco di una forte posizione avversaria, avuti inutilizzati i mortai d’assalto della sua squadra, assumeva il comando di un plotone fucilieri, che era rimasto senza ufficiale, portandolo arditamente sulla quota assegnata, infondendo in tutti ardimento, calma e serenità. Ferito leggermente fin dall’inizio dell’azione rifiutava di lasciare il reparto resistendo con mirabile tenacia ai reiterati contrattacchi dell’avversario. Durante la fluttuazione della lotta, con grande rischio della propria vita si lanciava a riprendere una arma automatica che aveva dovuto essere abbandonata riportandola in salvo. Fulgido esempio di eroico ardimento, capacità e di grande sprezzo del pericolo. Quota 236,7 di Kotowkij (fronte russo), 1º settembre 1942.
La sua particolare sensibilità lo ha contraddistinto anche durante la campagna di Russia, iniziata con inconsapevolezza e baldanza e conclusa con una totale disillusione sulla politica dei regimi nazi-fascisti e sulla guerra.
A proposito di questa guerra dirà in seguito, cambiando drasticamente opinione rispetto al periodo in cui si arruolò volontario:
«I russi erano dalla parte della ragione, e combattevano convinti di difendere la loro terra, la loro casa, le loro famiglie. I tedeschi d'altra parte erano convinti di combattere per il grande Reich. Noi non combattemmo né per Mussolini, né per il Re, ma per salvare le nostre vite.»
E ancora:
«Il momento culminante della mia vita non è stato quando ho vinto premi letterari, o ho scritto libri, ma quando la notte dal 15 al 16 sono partito da qui sul Don con 70 alpini e ho camminato verso occidente per arrivare a casa, e sono riuscito a sganciarmi dal mio caposaldo senza perdere un uomo, e riuscire a partire dalla prima linea organizzando lo sganciamento, quello è stato il capolavoro della mia vita…»
Finita la guerra, Rigoni Stern ritorna ad Asiago, sua città natale, dove rimarrà a vivere fino alla morte, in una casa da lui stesso costruita. Nel 1946 si sposa con Anna dalla quale avrà tre figli. Viene assunto presso l'ufficio imposte del catasto del suo stesso comune; manterrà questo impiego fino al 1970 quando lo lascerà per ragioni di salute, soffrendo di problemi cardiaci. Da quel momento si dedicherà appieno all'attività di scrittore.
Esordisce come scrittore nel 1953, all'età di 32 anni, con il libro autobiografico Il sergente nella neve, pubblicato da Einaudi, in cui racconta la sua esperienza di sergente degli alpini nella disastrosa ritirata di Russia durante la seconda guerra mondiale. Con quest'opera egli si colloca all'interno della corrente narrativa neorealista. Il libro viene pubblicato su indicazione di Elio Vittorini, conosciuto da Rigoni Stern nel 1951, che suggerì alcune piccole modifiche stilistiche. Il testo è ricco di ricordi, immagini, storie che presentano analogie di situazioni, temi e umanità con i libri scritti da Primo Levi e Nuto Revelli, aventi come soggetto gli anni di guerra e le storie degli uomini che vissero quel periodo.
Nel 1956 viene eletto in Consiglio comunale ad Asiago con una lista che comprende liberali e comunisti e lascia la Democrazia Cristiana all'opposizione, risulterà il quinto degli eletti.
Nel novembre del 1964 tornerà in Consiglio comunale, sempre ad Asiago, nella lista di opposizione "Stretta fra due mani. Fratellanza, Libertà, Lavoro" e sarà l'unico consigliere della lista a sedere fra i banchi del Consiglio.
Alle elezioni politiche del 1968 si candiderà alla Camera dei Deputati nelle liste del PSIUP, ottenendo 881 preferenze e chiudendo terzo nella sua circoscrizione, non sarà eletto.
In occasione delle elezioni politiche del 1976 si candida come indipendente per il PCI nel collegio senatoriale di Bassano del Grappa, chiudendo al secondo posto e senza essere eletto.
Nel 1977 viene insignito della cittadinanza onoraria di Vestone, col merito di aver raccontato ne Il sergente nella neve le gesta degli alpini del "Battaglione Vestone" durante la ritirata di Russia del '43.
Sul finire degli anni Sessanta collabora alla sceneggiatura de I recuperanti, film per la televisione del 1970 girato da Ermanno Olmi sulle vicende delle genti dell'altipiano all'indomani della seconda guerra mondiale. Successivamente pubblica altri romanzi nella sua terra natale e ispirati a grande rispetto, amore per la natura e alla sua passione venatoria. Sono inoltre ben sottolineati nelle sue storie quei valori umani e ambientali che egli riteneva molto importanti. Sono questi i temi dei libri Il bosco degli urogalli (1962) e Uomini, boschi e api (1980).
Rigoni Stern fu un appassionato cacciatore, come dimostrano le sue opere dedicate al mondo venatorio. In particolare ricordiamo i celebri Racconti di caccia.
Lo scrittore ebbe la capacità di costruire emozioni profonde in poche righe nonché di descrivere il paesaggio con essenzialità. La narrazione dei luoghi è in sintonia profonda ed empatica con essi ed il rapporto con l'ambiente naturale, piante ed animali, è un rapporto di grande autenticità dove la natura è certamente armonia ma un'armonia costruita nell'equilibrio di varie forze contrastanti in continua lotta per l'esistenza. Nelle opere di Rigoni si notano influssi letterari di Joseph Conrad che scoprì da adolescente, di Hemingway di cui amò le opere, tanto che alcuni racconti di Rigoni Stern (Breve vita felice e Oltre i prati tra la neve) richiamano alcune opere dello scrittore statunitense. Sono evidenti anche altri riferimenti letterari: Tolstoj con le sue descrizioni del paesaggio russo, la steppa sconfinata, i villaggi di isbe, la povertà e la semplicità del mondo contadino. Alcuni episodi di opere di Tolstoj come I cosacchi e I racconti di Sebastopoli riaffiorano nelle pagine de Il sergente nella neve e di altri libri. Si nota pure la sensibilità di Čechov di cui Rigon Stern riprende due citazioni all'inizio di Arboreto salvatico. La sofferenza vissuta da Rigoni nei lager nazisti richiama anche l'esperienza dei gulag descritta da Varlam Šalamov ne I racconti di Kolyma.
Per la sua sensibilità verso il mondo della natura e della montagna l'11 maggio 1998 l'Università di Padova gli ha conferito la laurea honoris causa in scienze forestali e ambientali.
Nel 1999 gira con Marco Paolini un film-dialogo diretto da Carlo Mazzacurati, Ritratti: Mario Rigoni Stern. Nel film Rigoni Stern racconta la sua esperienza di vita, la guerra, il lager e il difficile ritorno a casa, ma anche il rapporto con la montagna e la natura. Il racconto come veicolo della memoria: per il Sergente è doloroso ma fondamentale per portare agli altri la propria esperienza.
In un'intervista di Giulio Milani nel 2002 Rigoni Stern afferma:
«Difatti io dico sempre: spero di non morire sotto Berlusconi. Non per la mia età, perché potrei andarmene anche domani, ma per il fatto di avere un po' di speranza sulla vita e sull'umanità. Direi che Berlusconi non è un uomo che dà speranza. Eppure, c'è una poesia di García Lorca che di New York dice: 'Voglio che un bimbo negro annunci ai bianchi dell'oro l'avvento del regno della spiga.' Perché a volte, vede, guardandosi intorno, si dice questo mondo economico dove tutto è virtuale, anche l'economia è virtuale… E allora a un certo punto diciamo: ci vorrebbe una grande crisi per ridimensionare questa cosa. Però, purtroppo, la grande crisi prende sempre di mezzo la povera gente… Ma piuttosto che una guerra, è meglio una grande crisi per stravolgere un po' questo mondo, per metterlo sulla strada giusta, per far capire che non è più la borsa che deve governare…»
Nel 2003 associazioni ambientaliste e dedicate alla salvaguardia della montagna lo propongono come senatore a vita, ma lo scrittore vicentino, dalla sua residenza di Asiago, declina l'offerta dichiarando:
Nel novembre del 2007 gli viene diagnosticato un tumore al cervello; prima di morire si fa accompagnare dai figli sui luoghi a lui più cari dell'Altopiano: a Vezzena e a Marcesina in particolare. Durante la malattia chiede di non essere ricoverato in ospedale, desiderio che viene soddisfatto.
Mario Rigoni Stern muore il 16 giugno 2008, poco meno di cinque mesi prima di compiere 87 anni. Per sua stessa volontà la notizia della morte verrà data solo a funerali celebrati. Donò le stesure manoscritte e dattiloscritte di diverse sue opere al Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei dell’Università di Pavia.
Il sergente, di Marco Paolini, tratto da Il sergente nella neve, trasmesso su LA7 il 30 ottobre 2007.
Per le sue opere gli sono stati attribuiti numerosi premi letterari nazionali, tra i quali i premi:
Controllo di autorità | VIAF (EN) 12321005 · ISNI (EN) 0000 0001 2120 8503 · SBN CFIV023729 · Europeana agent/base/72542 · LCCN (EN) n79063783 · GND (DE) 119284014 · BNE (ES) XX1668177 (data) · BNF (FR) cb12021754z (data) · J9U (EN, HE) 987007266994905171 · NDL (EN, JA) 00473791 · WorldCat Identities (EN) lccn-n79063783 |
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