Nel mondo moderno, Giorgio Soavi è diventato un argomento di grande rilevanza e interesse per persone di tutte le età e condizioni. Con l'avanzamento della tecnologia e della globalizzazione, Giorgio Soavi ha assunto un ruolo di primo piano in vari aspetti della nostra vita quotidiana. Che sia in ambito lavorativo, educativo, culturale o sociale, Giorgio Soavi ha suscitato dibattiti, riflessioni e opinioni contrastanti. Nel corso della storia, Giorgio Soavi ha segnato tappe importanti e ha influenzato in modo significativo il modo in cui viviamo e ci relazioniamo. In questo articolo esploreremo diversi aspetti legati a Giorgio Soavi, analizzandone l'impatto, l'evoluzione e la proiezione futura.
Giorgio Soavi (Broni, 26 novembre 1923 – Milano, 1º dicembre 2008) è stato uno scrittore, poeta e giornalista italiano.
Nacque a Broni, una cittadina dell'Oltrepò pavese, nel 1923; giovanissimo, appena ventenne, aderì alla Repubblica di Salò, poi presa coscienza dell'inutile sacrificio, decise di disertare quasi subito. Questo dramma interiore, "la guerra d'altra parte" lo racconterà nel libro Un banco di nebbia, dove traccia con amarezza e ironia il percorso esistenziale e civile di una generazione e com'ebbe a dire, definendo l'opera «la storia di chi, vivendo in modo incolpevole e felice, può trovarsi da una parte sbagliata o colpevole».
Nel romanzo Gli amici malati di nervi del 1953 disegna una generazione d'intellettuali che si sentono estranei ai fermenti postbellici insoddisfatti nell'intimo e che avvertono come inutile l'impegno artistico sul quale hanno posto le loro ambizioni e inutili speranze. Nel dopoguerra Soavi, a solo 22 anni, ebbe anche una fugace esperienza nel mondo dello spettacolo come cantante al Grande caffè Berardi di Roma.
Per un breve periodo si trasferì a Firenze dove iniziò a lavorare come correttore di bozze alla rivista di Alessandro Bonsanti "Il Mondo" su cui scrivevano Eugenio Montale e Carlo Emilio Gadda. Coltivò una grande e duratura amicizia sia con lo scultore svizzero Alberto Giacometti a cui dedicò, per la mostra milanese del 2000 una monografia Alberto Giacometti: Il sogno di una testa, sia con Balthus con il quale condivise lunghi soggiorni nel suo chalet svizzero di Rossinière.
Le raccolte di poesie La moglie che dorme del 1963 e Poesie per noi due del 1972 vennero illustrate da Renato Guttuso. Agli inizi degli anni Cinquanta Soavi fu chiamato assieme ad altri intellettuali dall'industriale Adriano Olivetti a lavorare per la sua azienda alla rivista Comunità e gli commissionò straordinarie opere d'arte da Mino Maccari a Morlotti, Cassinari, Viviani, Sutherland, Delvaux[non chiaro].
Al mecenate, oltre che sposarne la figlia Lidia (dalla quale ebbe due figli, Albertina restauratrice ed esperta d'arte e il regista Michele), dedicò un romanzo Il conte finalista del Campiello 1983 ed una biografia Adriano Olivetti: Una sorpresa italiana (2002), che si aggiudicò il Premio Biella Letteratura e Industria.
Collaborò per diversi anni al quotidiano Il Giornale, nome inventato proprio da Soavi, dopo avere riso in faccia a Montanelli che voleva chiamarlo "La Posta", che seguì anche nella sfortunata avventura della Voce; la loro amicizia era di vecchia data, nata in un incontro un po’ burrascoso alla fine degli anni Cinquanta nella celebre trattoria milanese Bagutta. Ogni qualvolta litigavano in riferimento al passato di disertore del Soavi, Montanelli gli rivolgeva un rimprovero «Tu sei funesto e imprevedibile. In che mondo viviamo! Non ci si può fidare nemmeno dei disertori»[senza fonte]. Soavi gli dedicò una monografia Indro. Due complici che si sono divertiti a vivere e a scrivere, Longanesi 2002.
C'è da segnalare negli ultimi anni un'interessante collaborazione epistolare con l'attore Vittorio Gassman raccontata nel libro Lettera d'amore sulla bellezza (1996), i racconti erotici inediti Goccioline, pubblicati nel 1999 dall'editore ES di Milano e la raccolta di poesie Nella tua carnagione, pubblicato nel 2005 e che si ispira ad un celebre quadro del pittore Hans Baldung Grien: Eva, il Serpente e la Morte, 1525.
Se ne conosce anche una bella Edizione della Schena editrice 1995
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Capitolo "Un certo modo di guardare" in Giorgio Gizzi, Gli introvabilli, Manni 2021 ISBN 9788836171187