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Per infermità mentale o infermità di mente, in diritto, si intendono quei disturbi mentali che comportano l'alterazione di una o più funzioni psichiche e l'agito di una particolare manifestazione sintomatica. Assumono particolare valore in campo psicopatologico forense quando si esprimono come manifestazioni sintomatiche nell'atto criminale.
Sarà compito del consulente nominato dal giudice (uno psichiatra o uno psicologo con specifica formazione in ambito forense) valutare la possibile esistenza di un legame tra il disturbo mentale e l'atto commesso. Ciò permetterà di conferire o meno al reato, caratteristica di infermità.
In diritto penale, il concetto di infermità mentale è legato a quello di vizio (totale o parziale) di mente, al fine di rilevare o meno l'imputabilità del soggetto e quindi la sua "capacità di intendere e di volere" (art. 85 c.p.).
In campo giuridico, solitamente, si tende ad escludere dalla categoria di infermità mentali:
Sono, invece, ritenuti come possibili stati di infermità mentale e quindi come disturbi a cui è possibile applicare gli artt. 88 ("Vizio totale di mente") e 89 ("Vizio parziale di mente") del codice penale, i seguenti:
Tali categorie rappresentano comunque delle convenzioni, poiché non vi è un chiaro limite tra una condotta che può essere definita ancora "normale" e una "patologica", tranne estremi e rari casi.