In questo articolo esploreremo tutti gli aspetti relativi a Ascanio Celestini. Dalla sua origine fino al suo impatto sulla società odierna, attraverso le sue applicazioni in diversi ambiti, Ascanio Celestini è diventato un argomento di crescente interesse negli ultimi anni. Attraverso un’analisi dettagliata e rigorosa, ne esamineremo l’evoluzione nel tempo, nonché la sua attualità. Inoltre, affronteremo le opinioni di esperti del settore, che offriranno le loro prospettive e riflessioni su Ascanio Celestini. Confrontando diversi punti di vista e valutando l'evidenza empirica, questo articolo mira a fornire una visione esaustiva e completa di Ascanio Celestini.
Ascanio Celestini (Roma, 1º giugno 1972) è un attore teatrale, regista cinematografico, scrittore e drammaturgo italiano.
«Così è il paradiso. È guardare l'inferno seduti in poltrona.»
Nato e cresciuto a Roma, figlio di Gaetano Celestini, di professione restauratore di mobili nel Quadraro, e di Piera Comin, in gioventù parrucchiera, di Torpignattara, Ascanio Celestini trascorre la sua gioventù nel quartiere periferico di Casal Morena. Consegue la maturità classica nel 1991.
Dopo gli studi universitari in lettere con indirizzo antropologico si avvicina al teatro a partire dalla fine degli anni 1990 collaborando, in veste di attore, ad alcuni spettacoli del Teatro Agricolo O del Montevaso, tra cui Giullarata dantesca (1996-1998), rilettura dell'Inferno di Dante alla maniera dei comici dell'Arte e La chiamai poderosa sulla vita di Ernesto Che Guevara. In quel periodo entra in contatto con Gaetano Ventriglia e Eugenio Allegri.
Ascanio Celestini si dichiara esplicitamente ateo e promuove l'ateismo come posizione filosofica sul tema della religione.
Dopo gli anni con il Teatro Agricolo O del Montevaso, nel 1998, insieme a Gaetano Ventriglia, Celestini scrive, interpreta e dirige il suo primo spettacolo, Cicoria. In fondo al mondo, Pasolini. Lo spettacolo racconta di un padre (interpretato da Celestini) e un figlio (interpretato da Ventriglia) che compiono un viaggio da Foggia a Roma, parlando e mangiando cibi poveri come il pane e le cipolle, sullo sfondo di un mondo descritto in stile pasoliniano: un viaggio che si connota come iniziazione alla morte, attraverso i racconti che il padre rivolge al figlio.
Tra il 1998 e il 2000 scrive la trilogia Milleuno, basata sulla narrazione di tradizione orale: ne fanno parte Baccalà (il racconto dell'acqua), Vita, Morte e Miracoli e Milleuno, la fine del mondo (accompagnato sul palco dai musicisti Matteo D'Agostino e Gianluca Zammarelli). In Milleuno Celestini rievoca la memoria orale di chi vive ai margini della capitale romana a metà del XX secolo.
Nel 2000 scrive e interpreta Radio clandestina (2000), spettacolo teatrale sull'eccidio delle Fosse Ardeatine che trae spunto dal libro L'ordine è già stato eseguito di Alessandro Portelli; due anni dopo seguono Cecafumo (2002), una raccolta di fiabe della tradizione popolare italiana e Fabbrica (2002), ispirata a La penna di hu di Italo Calvino, in cui la voce narrante di un operaio anonimo racconta la storia di una fabbrica, attraverso tre generazioni di lavoratori, dalla fine del XIX secolo alla dismissione industriale degli anni '80-'90.
Nel 2003 scrive Le nozze di Antigone, collocato in un contesto sottoproletario romano e interpretato dall'attrice Veronica Cruciani.
Scemo di guerra. 4 giugno 1944, presentato alla Biennale di Venezia del 2004, narra le vicende personali del padre dell'autore, sullo sfondo dell'ingresso degli americani a Roma e del secondo conflitto mondiale. La pecora nera. Elogio funebre del manicomio elettrico (2005), nato dall'esperienza di tre anni di lavoro di ricerca sul campo e di raccolta di interviste di psichiatri, infermieri, operatori di ex manicomi e ospedali psichiatrici italiani, tra cui quello di Santa Maria della Pietà a Roma, racconta la storia di Nicola, un malato psichiatrico rinchiuso per circa trent'anni in manicomio.
Nel 2006 Celestini debutta con lo spettacolo Appunti per un film sulla lotta di classe, nato da interviste ai precari di un call center romano, cui farà seguito nel 2009 il testo letterario Lotta di classe, vincitore nel 2009 del Premio Volponi dedicato alla letteratura di impegno civile.
Nel settembre 2009, su richiesta di ARCI e Feltrinelli, promotori della campagna nazionale Il razzismo è una brutta storia, mette in scena uno spettacolo dal titolo omonimo, presentato a Viterbo, basato sul suo repertorio di racconti di ordinaria intolleranza, razzismo e discriminazione, sottolineandone la matrice economica e sociale, oltre che biologico/etnica.
Nella stagione 2011-2012 mette in scena lo spettacolo teatrale Pro Patria, una produzione del Teatro Stabile dell'Umbria. Attraverso il protagonista, un condannato all'ergastolo, Celestini si rivolge al passato della storia italiana, rileggendo il Risorgimento e le vicende della Repubblica Romana del 1849, e al presente, affrontando il tema del carcere e della brutalità della detenzione.
Nel 2013 è la volta di Discorso alla nazione, Studio per uno spettacolo presidenziale, che propone diversi e comuni personaggi della contemporaneità, con i quali inizialmente lo spettatore tende a identificarsi, e che sono invece usati per blandirlo e fungere da specchio per rivelare l’indifferenza sociale, l’egoismo, la violenza della parola e "la propria debolezza nei confronti delle seduzioni di chi governa".
Lo spettacolo Laika, in prima a Roma nel 2015, pone il quesito di come sarebbe, cosa farebbe e cosa penserebbe Gesù se tornasse tra noi, seguendone le reazioni dopo la sua discesa sulla Terra in veste di osservatore ma obbligato a servirsi, perché cieco, degli occhi di Pietro, entrambi catapultati in un monolocale di periferia, con vista sul parcheggio di un supermercato. Nell'ottobre 2017 al Teatro Vittoria di Roma presenta per Romaeuropa Festival lo spettacolo Pueblo, ideale prosecuzione di Laika, ambientato nel supermercato, nel bar e nelle strade di asfalto di una periferia popolata da barboni, prostitute, commesse, zingari, giocatori d’azzardo.
Dall’estate del 2018 porta in scena Ballata dei senza tetto, un altro dei suoi “lavori in corso” nel quale mescola personaggi e racconti di Laika, Pueblo e frammenti dello spettacolo che andrà a chiudere la trilogia.
A marzo del 2019 pubblica per Einaudi il libro Barzellette, la storia di un ferroviere che passa metà della sua vita lavorativa in una stazione terminale e l’altra metà in viaggio per il mondo. La sua principale missione è riempire un brogliaccio di barzellette. Le deve raccontare al suo capostazione al proprio ritorno, ma non può tornare fino a quando non riuscirà a trovare la risposta a un indovinello (qual è il punto più alto per far cadere un uovo su un piano d’acciaio senza romperlo), oltre che un vestito buono per la propria sepoltura.
Nel novembre dello stesso anno va in scena lo spettacolo omonimo, in cui accanto a un campionario vario e dissacrante di barzellette, accompagnato dalla musica di Gianluca Casadei, l'autore narra la vicenda dell’anarchico Giuseppe Pinelli, anche lui ferroviere, e l'immagine del treno in viaggio riporta alla memoria i treni partiti per i campi di sterminio e, in anni più recenti, la strage del treno Italicus.
Dopo l'interruzione dell'attività teatrale dovuta al diffondersi della pandemia, nel 2022, in occasione del centenario della nascita di Pasolini, cui fin dal suo esordio Celestini ha reso omaggio, debutta nel Parco degli Acquedotti di Roma Museo Pasolini, "un museo immaginato attraverso le testimonianze di uno storico, uno psicoanalista, uno scrittore, un lettore, un criminologo, un testimone che l'hanno conosciuto". Come racconterà Celestini, il Museo è costruito sul suggerimento offerto da Vincenzo Cerami: “Se noi prendiamo tutta l’opera di Pasolini dalla prima poesia che scrisse quando aveva sette anni fino al film Salò, l’ultima sua opera, noi avremo il ritratto della storia italiana dalla fine degli anni del fascismo fino alla metà degli anni ’70. Pasolini ci ha raccontato cosa è successo nel nostro Paese in tutti questi anni”.
La vita di Pasolini, definito durante l'intero spettacolo "il Poeta", viene raccontata in parallelo alle vicende che hanno caratterizzato la storia italiana, con l'aiuto di "cinque pezzi immateriali" custoditi nel Museo: la poesia che Pasolini scrisse alla madre nel 1929, quando aveva sette anni; il cimitero di Casarsa in cui è stato sepolto; una pagina di giornale che annuncia l’invasione sovietica in Ungheria; la strage di piazza Fontana; il suo corpo ucciso e martoriato.
L'anno dopo, nel 2023, va in scena Rumba - L'asino e il bue, nel quale l'evocazione della figura e della storia di Francesco d'Assisi, che nella notte del Natale 1223 allestì il Presepe di Greccio, composto solo di un bue, un asino e una mangiatoia (di cui ricorre, nell'anno di debutto dello spettacolo, l'ottavo centenario), conduce a riflettere su come il santo vivrebbe la povertà, la pace e la fratellanza nell’Italia contemporanea.
Dal 2001 Celestini avvia un rapporto di collaborazione con Rai Radio 3, realizzando un programma radiofonico in venticinque puntate sulla fiaba, dal titolo Milleuno. Racconti Minonti Buffonti e quattro edizioni di Bella Ciao, sul tema del lavoro e della Resistenza, proponendo una serie di interviste a lavoratori precari, operai, contadini e reduci di guerra.
Sempre nell'ambito radiofonico, diverse sono state le sue collaborazioni con Radio Onda Rossa.
Per diversi anni a partire dal 2006 partecipa alla trasmissione di Rai 3 Parla con me, condotta da Serena Dandini. La collaborazione con la conduttrice e autrice romana continua nel 2012 con la partecipazione a The Show Must Go Off, in onda su LA7.
Nel 2006 partecipa come attore, nel ruolo di Padre Cavalli, al film Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti. Nel 2007 gira il documentario Parole Sante che racconta la vicenda di un collettivo autorganizzato di lavoratori precari dell'Atesia, all'epoca il più grande call center italiano con sede nel quartiere di Cinecittà a Roma. Il documentario viene presentato al Festival internazionale del film di Roma nella sezione Extra.
Il 15 marzo 2010 a Roma inizia le riprese del film La pecora nera prodotto da Alessandra Acciai, Carlo Macchitella e Giorgio Magliulo opera prima tratta dall'omonimo suo libro che è stato anche uno spettacolo teatrale sull'istituzione manicomiale. Il film è in concorso alla 67ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia dove vince il Premio fondazione Mimmo Rotella e al festival Annecy cinéma italien, durante il quale gli è assegnato il Premio Speciale della Giuria. Ottiene il premio come migliore interpretazione maschile nella XXVIII edizione del Sulmonacinema Film Festival (dicembre 2010), il Ciak d'oro come Miglior Opera Prima (giugno 2011) e al Bobbio Film Festival 2011 il Premio "Gobbo d'oro" al Miglior Film (agosto 2011). Celestini è inoltre candidato come Miglior Regista Esordiente al Nastro d'argento (giugno 2011).
Nel 2007 esce il suo primo disco, anch'esso intitolato Parole sante, dove sono raccolte le canzoni presenti negli spettacoli, nel documentario e alcuni inediti. Il disco ha ricevuto nel 2007 il Premio Ciampi come Miglior debutto discografico dell'anno e il Premio ARCI Dalla parte Buona della Musica.
Dal 2003 il teatro di Celestini raggiunge il Belgio e la Francia. Chiamato da Jean-Louis Colinet, il drammaturgo partecipa al festival internazionale di Liège con Fabbrica e La Fine del mondo, nel 2005 mette in scena Scemo di guerra e Cecafumo, due anni dopo Pecora nera, che fa vincere all'attore protagonista Angelo Bison il Prix du Théâtre per il migliore monologo.
Nel settembre 2007 debutta a Bruxelles con la nuova versione di Appunti per un film sulla lotta di classe, uno spettacolo centrato sulle condizioni del lavoro precario in Italia, presentato tra maggio e giugno 2006 al Piccolo Teatro di Milano.
Nell'agosto del 2008, in Francia, partecipa come unico autore italiano al progetto Traits d'union presentato al festival internazionale del teatro La Mousson d'été con il testo Fabbrica, che viene messo in scena a Parigi nel 2010 nella traduzione e regia di Charles Tordjman e musica di Giovanna Marini.
Per la giornata della memoria, il 27 gennaio 2009, presenta a Parigi nelle sale dell'Istituto Italiano di Cultura l'installazione Oggetti smarriti e nello stesso periodo al théâtre de l'Odéon viene letto in francese il suo testo Radio clandestina (Radio clandestine, mémoires des fosses ardéatines), con protagonista l’attore Charles Berlin, la regia di Dag Jeanneret e le musiche di Gérard Chevillon.
Nel 2012 Luciano Travaglino del Théâtre de la Girandole di Montreuil mette in scena Lutte de classes e Récits d’un fracassé de guerre. Dal 2015 il Cabaret Satirique di Renata Antonante, Lucas Lemauff e Pablo Seban sceglie i racconti di Ascanio per lo spettacolo politico All’Arrabbiata per la regia di Olivier Marchepoil.
Nel 2013 prende avvio la collaborazione internazionale più importante: grazie a Jean-Louis Colinet Celestini incontra l'attore belga David Murgia che, con il testo originale tradotto da Patrick Bébi, debutta in Discours à la Nation con enorme successo, vincendo il premio come miglior monologo belga, premio del pubblico al Festival d'Avignone e una nomination ai prestigiosi Prix Molière. Sempre con Murgia porta in scena con successo al Théâtre du Rond-Point di Parig Laika (2018), pièce che prende il nome dall'episodio della "cagnetta proletaria" inutilmente sacrificata nel lancio spaziale dai sovietici nel 1957.
Nel 2017 realizza lo spettacolo Dépaysement. Prodotto dal Théâtre National Wallonie-Bruxelles con il Festival de Liège e il Théâtre La Cité / Marseille, dopo il debutto a Liège, sarà ospitato per tre settimane al Théâtre du Rond-Point di Parigi. Oltre a Ascanio, tradotto dal vivo da Patrick Bebi, sono in scena Violette Pallaro e il musicista Gianluca Casadei.
Nel settembre 2020 debutta in Belgio al Théâtre de Namur lo spettacolo Pueblo, la seconda parte della trilogia iniziata con Laika, con David Murgia e il musicista Philippe Orivel.
Tra il 2005 e il 2007 Celestini scrive nella rubrica Viaggi della Memoria, supplemento del quotidiano La Repubblica, raccontando, in maniera spesso surreale, i luoghi che conosce attraverso le sue tournée.
Nel 2004, 2005, nel 2006, nel 2008 e nel 2011 partecipa al Concerto del Primo Maggio a Roma. Nel 2024 partecipa alla Giornata Internazionale dei lavoratori a Formigine con un monologo sul tema del lavoro.
Le opere di Celestini si innestano nel cosiddetto teatro di narrazione, dato che attore e autore generalmente narra agli spettatori le storie dei protagonisti dello spettacolo. Gli spettacoli di Celestini sono caratterizzati da una scenografia essenziale, tipica dei monologhi, anche i movimenti dell'attore sono ridotti al minimo, talvolta vengono utilizzati strumenti musicali, come la chitarra come nello spettacolo Parole Sante.
La modalità espressiva spesso si sviluppa in maniera tragi-comica, per oscillare dalla serietà di un fatto grave sino alla sua comica conclusione, talvolta amara, intervallato da parentesi narrative di vita quotidiana generalmente comiche, solo talvolta surreali, ma spesso provocatorie.
Le tematiche spesso toccate dall'artista sono il comunismo, la religione e l'ateismo, il razzismo e il suo superamento, la povertà e l'arte di arrangiarsi, la disuguaglianza sociale e le stranezze e ironiche sorti delle storie delle persone di cui è a conoscenza, in un arco temporale che generalmente si concentra da metà '900 ad oggi.
“Tanti anni fa Pier Paolo Pasolini annunciò una mutazione antropologica che stava per abbattersi sul Paese, a cominciare dalle periferie della capitale. Celestini ci racconta com´è avvenuta, quali macerie ha lasciato” scrive Curzio Maltese su La Repubblica il 24 aprile 2009. Ed è proprio all’opera dell’intellettuale friulano che Celestini fa riferimento più volte nel corso della sua carriera dai primi lavori più antropologici (Cicoria. In fondo al mondo, Pasolini) fino alla Ballata dei Senza Tetto che si chiude proprio con la citazione delle ultime parole di Sesso, consolazione della miseria parlando dello sguardo che si posa su un orizzonte “dove credi che la città finisca, e dove invece ricomincia” attraversato dal vecchio e dal nuovo sottoproletariato per il quale vale ancora la definizione pasoliniana: “la loro forza nella leggerezza, la loro speranza nel non avere speranza”: E di Pasolini tornerà a Parlare in un breve saggio pubblicato per Il manifesto in occasione della mostra Pasolini attraverso lo sguardo di Sandro Becchetti al Centro Studi fondato nella casa del poeta a Casarsa della Delizia. Celestini ripercorre le pagine di Empirismo Eretico sul linguaggio della realtà scrivendo che “non è possibile guardare la vita senza parteciparvi, né essere coinvolti senza immaginarsi come personaggi secondari di un mistero complessivo”.
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